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SE RISPONDI AL TUO STALKER NON SEI PIU’ UNA VITTIMA

Nel giorno della celebrazione della festa della Donna vengo a conoscenza di una notizia decisamente inquietante su un caso di violenza sessuale e stalking. Oscar P., 21enne napoletano, è autore seriale di comportamenti persecutori nei confronti della sua ex ragazza, che lo aveva lasciato per una morbosa, intollerabile gelosia. La non rassegnazione rendono il giovane colpevole di telefonate e sms dal contenuto intimidatorio, tali da spaventare la ragazza e indurla alla denuncia. Il Tribunale del riesame di Napoli, però, ravvede nella giovane un’incongruenza comportamentale, perché rispondeva a quelle telefonate e a quegli sms, giungendo ad accettare un incontro chiarificatore, durante il quale ha subito violenza. O meglio, è stata l’altra parte di un rapporto sessuale di cui è considerata inizialmente consenziente e solo dopo vittima, per un’imposta eiaculazione all’interno della vagina. La Terza sezione penale della Cassazione conferma la decisione del Tribunale del riesame che ha accolto il ricorso della difesa di Oscar, riconoscendo la mancata configurabilità dell’accusa di stalking. E dichiara: “Laddove il comportamento del soggetto passivo in qualche modo assecondi il comportamento del soggetto agente, vien meno il requisito indispensabile del mutamento radicale delle proprie abitudini e la situazione di ansia che segna in modo irreversibile la vita della vittima. Nel valutare il racconto della persona offesa, pur prendendo atto delle minacce continue, ed anche gravi, poste in essere da Oscar P. anche al cospetto di estranei, il Tribunale del riesame non ha potuto far a meno di verificare comportamenti per lo meno incongrui posti in essere dalla destinataria di tali minacce, consistiti nel proseguire i rapporti telefonici rispondendo al proprio interlocutore anziché prenderne le distanze”. La sentenza 9221 della Cassazione conferma dunque la perdita delle misure di protezione e quindi l’annullamento del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla ragazza posto a carico di Oscar P, lasciando configurabile solo l’accusa di ingiuria o minaccia. Per quanto concerne la violenza sessuale, invece, sulla questione della eiaculazione interna il Tribunale del riesame attribuisce alla ragazza solo un ’senso di rammarico’, che non può annullare la volontà iniziale, mentre la Cassazione si esprime in tal modo: “L’eiaculazione interna rappresenta una delle tante modalità di conclusione di un rapporto sessuale che può incidere sulla sua spontaneità e libertà reciproca fino a trasformarlo in atto sessuale contrario alla volontà di uno dei due protagonisti. Né può ridursi ad un segmento ‘neutro’ dell’atto sessuale, soprattutto se non desiderato o comunque condiviso dal partner, in quanto in determinati contesti spazio-temporali, può avere conseguenze significative tali da trasformare un rapporto sessuale voluto in uno non voluto: ed è indubbio che il modo di conclusione del rapporto può assumere un significato invasivo tale da incidere sulla iniziale libertà di autodeterminazione del partner”.

Dunque una ragazza è perseguitata, è minacciata, è ossessionata dall’ex ragazzo che non si rassegna all’idea d’averla persa. In un turbinio di stati d’animo, travolta dall’illusione della capacità di convincimento o dalla speranza di controllo, impaurita per la propria incolumità, alterata nella propria serenità gli risponde, chiedendogli magari di lasciarla in pace, di smetterla, di tornare in sé. E la giustizia interpreta questo comportamento come poco congruo, togliendo a questa giovane il diritto alla protezione, esponendola a rischi che riconosce gravi ma ai quali la offre, come già accaduto con le tante donne massacrate che avevano denunciato i loro ex compagni, ex mariti, ex fidanzati di ogni età e ceto sociale. Una piaga sociale e legislativa che non riconosce la paura, che non riconosce il diritto alla vita, che sottovaluta le continue sparizioni e morti di cui i programmi pomeridiani e serali si cibano, facendo audience. Perché la morte, ormai, è così ‘comune’ che non impressiona più, è uno spettacolo tra i tanti, sino a quando non capita al nostro vicino, al conoscente, al parente. E allora non posso che augurarmi che chi emette sentenze tanto poco logiche provi quel brivido sotto pelle, quella sottile paura allo squillo di un cellulare, per sé o per chi ama. Forse solo allora si avrà più rispetto per le donne, per le figlie e le madri. Sperando sempre che sia femmina. Barbara Giardiello


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