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MUSICA IMPEGNATA: “CAMORRA? NO, GRAZIE” scritto per INFORMARE novembre 2014

Daniele Sanzone è nato a Napoli nel 1978. Aveva solo due anni quando l'atroce terremoto dell'Irpinia scosse Napoli, causando il crollo del palazzo di Poggioreale, adiacente al suo, che diventò inagibile. Pur essendo legittimi assegnatari, i genitori, con tre bambini, furono costretti ad occupare una delle abitazioni di Scampia, dove Daniele ha sempre vissuto.

Laureato in filosofia, è fondatore, autore e cantante della rock band di Scampia 'A67. Dopo aver scritto diversi racconti e curato due antologie (Scampia Trip - 2010 e Naples Power - 2012), approda al suo primo libro, Camorra Sound. Io: Daniele, cosa ti sei preposto con Camorra Sound? D: Pensando a Camorra Sound, la prima associazione potrebbe essere con i neo-melodici. In realtà, c'è un solo capitolo sulla mala-musica. Questo libro è un viaggio dagli anni '70 ad oggi, un viaggio nella criminalità organizzata e nella canzone popolare napoletana per comprendere come e quando la camorra è entrata nella canzone popolare. In questa associazione mi sono chiesto dove fosse la cosiddetta musica impegnata, quella che avrebbe potuto e dovuto prendere una posizione contro la camorra e non l'ha fatto. Nella storia musicale vi sono artisti che hanno parlato di desaparecidos, Vittorio Arrigoni, Palestina, tutte battaglie rispettabilissime, senza mai avvertire l'esigenza di parlare di una guerra 'sotto casa', che fa in media 100 morti l'anno. Così ho pensato di chiederne la ragione ad amici e colleghi: Raiz degli Almamegretta, Eduardo Bennato, Caparezza, Teresa De Sio, 'O Zulù dei 99 Posse, Dario Fo, Giancarlo De Cataldo, Enzo Gragnaniello. A tutti ho rivolto la stessa domanda, a cosa fosse dovuta questa assenza di mafia e camorra in musica. C'è chi ha reagito anche in modo violento, come riportato nel libro. Una cronistoria della camorra e della canzone napoletana, arricchita da interviste di artisti ed operatori sociali ed intervallata da analisi testuali delle canzoni. Io: Quale è stata la più diffusa giustificazione a questa 'assenza' da parte dei tuoi interlocutori? D: La camorra è un fenomeno complesso che cambia nel tempo, quella degli anni '70 è sicuramente molto diversa da quella degli anni '80 o '90 e dei nostri giorni. Nello stesso tempo sono cambiati la percezione del fenomeno criminale, lo stile della musica impegnata napoletana e l'urgenza comunicativa. Ciò che ha accomunato quasi tutti gli interventi è stata l'identificazione della camorra con lo Stato. Negli anni '70, ad esempio, la camorra era essenzialmente contrabbando di sigarette. Un fenomeno giustificato e tollerato dalle stesse Istituzioni, perché dava da mangiare a 50.000 famiglie. Allora non si capiva bene cosa fosse e il nemico era rappresentato soprattutto dallo Stato che abbandonava Napoli a se stessa, costringendo i napoletani, ieri come oggi, ad emigrare per trovare lavoro. Se, però, negli anni '70 tale giustificazionismo aveva una ragione, negli anni '80 il terremoto, Cutolo, gli enormi conflitti sociali e politici, la speculazione edilizia, la faida tra NCO e Nuova Famiglia nella spartizione del territorio per lo spaccio di stupefacenti, che ha prodotto circa 1.500 morti in 3 anni, hanno reso tale comportamento inaccettabile. Naturalmente le responsabilità restano politiche, ma considero il peso della musica importante, perché a Napoli la canzone è lo strumento culturale per eccellenza, attraverso il quale la città si auto-rappresenta, registrandone cambiamenti, umori, dinamiche. Io: Tra i brani degli 'A67 ed il tuo libro-inchiesta appare esservi un fil rouge. D: Assolutamente sì. Questo libro rappresenta la chiusura di un cerchio aperto 10 anni fa. Ho sempre vissuto a Scampia, questo quartiere negli anni mi ha posto delle domande a cui ho cercato di dare risposte. Nel 2004 usciva il nostro primo ep, 'A67, che anticipava di un anno il nostro primo album, 'A camorra song'io (2005), uscito un anno prima di Gomorra. Siamo quindi stati i primi a dedicare un concept album al cancro camorra. Dopo 10 anni di riflessioni ed esperienze la chiusura di un percorso, in cui con non poche difficoltà vivo un 'conflitto di interessi', analizzando un fenomeno di cui faccio parte. Io: I fans degli 'A67 corrono il rischio che la passione verso la scrittura possa prendere il sopravvento sulla musica? D: Chiariamo subito, io nasco cantante e scrivo per la musica. Amo scrivere e questo libro mi sta dando grandi soddisfazioni, il 20 ottobre riceverò il Premio Paolo Borsellino, poi volerò in Belgio. Forse verrà un altro libro, ma il fulcro della mia vita resta la musica. Io: Puoi anticiparci la vostra prossima produzione discografica? D: Stiamo lavorando su un disco per noi rivoluzionario, quasi esclusivamente in italiano, con un sound quasi del tutto elettronico. Dunque un nuovo linguaggio che presto potrete ascoltare in un singolo che anticiperà il disco. Barbara Giardiello


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