Quel che ci tocca perché siamo napoletani
Non intendo sollevare una questione meridionalista, solo fare qualche riflessione 'a voce alta'.
So bene quanto la caratura della nostra televisione sia tendenzialmente pessima, infestata com'è da programmi di matrice demenziale, eppure continuo a sorprendermi per talune ovvietà. In questi giorni chiunque volesse evitare un contatto con Sanremo avrebbe oggettivamente qualche difficoltà, ma si sa, 'Sanremo è Sanremo' e ci tocca.
Così come ci tocca che la Littizzetto, concentrato torinese di simpatica satira, facilmente e piacevolmente digeribile una volta la settima da 'Che tempo che fa' di F.Fazio, interpreti un ruolo sociale di spessore troppo elevato per i suoi toni. Diventa, invece, più complesso e spiacevole dover sopportare battute che estrinsecano, loro malgrado, 'culture' nordiste. Nel corso della prima puntata di Sanremo, difatti, forse in preda ad un terremoto ormonale di fronte al bel pallanuotista Amaurys Perez, difensore della squadra partenopea Acquachiara, dichiara: 'Tu sei cubano e ora giochi a Napoli. Sono più buoni i sigari cubani o le Camel di contrabbando?'. Una frase che racchiude uno stereotipo antico e polveroso. Semplice, ma non innocua espressione di ignoranza.
Il meglio, però, doveva ancora arrivare. Nel corso della puntata di venerdì, alla premiazione della canzone delle nuove proposte, risulta vincitore Rocco Hunt, un ragazzo di Salerno che racchiude in sè prerogative assai partenopee. Il Festival è commentato su RTL 102.5 dalla Gialappa's Band, un trio composto notoriamente da 3 milanesi che fondano la loro 'professione' sullo sberleffo. Ma se diffusamente, e come giusto che sia, questo tende a ridicolizzare personaggi della televisione e della politica per peculiarità personali, nel caso di un campano ecco che si ricorre, miseramente, ai soliti attacchi beceri verso la città ed il suo popolo. Nel corso dell'esibizione di Rocco due gli interventi del trio da segnalare:
- la scontata, banalissima replica 'Sì, e così passa un tuo compare e si ciula il portafogli' al 'Su le mani' del giovane, commosso vincitore che si rivolge al pubblico in un tentativo di coinvolgimento.
- il commento assai discutibile che si aggancia a parti del testo della canzone 'Sì nu juorn buon, sta Terra dei Fuochi. Ma chi se ne fotte'.
Ciò denota non solo tanta stupidità, ma anche l'incapacità professionale di fare satira in modo originale, divertente e non scontato, prevedibile.
Alle critiche immediate la Gialappa's Band ha risposto con il seguente comunicato:
La Gialappa’s Band vi ha appena spiegato in diretta che, per quanto riguarda Rocco Hunt, non c’era alcun riferimento diretto ai napoletani, e per quanto riguarda La Terra dei Fuochi, si è trattato di evidente ironia su un testo che evidenzia più un sole splendente, che non una terra di veleni. Si spera che ci sia abbastanza intelligenza nel pubblico per capire le battute per quello che sono, e non secondo le proprie personali interpretazioni, che nulla hanno a che vedere con la cronaca in diretta del festival. Grazie
Naturalmente non condivido questa arrogante e vacillante 'giustificazione', le scuse quando necessarie sono espressione di grande intelligenza. A me pare, dunque, che un'evidente lacuna di attività neuronica risieda in voi, caro trio: la satira non giustifica ignoranza, le battute son battute e non vanno interpretate e la Terra dei Fuochi è un dramma talmente macroscopico che dovreste sussurarlo, nemmeno pronunciarlo a voce alta.
Barbara Giardiello